Giovedì 24 Ottobre 2013 - Università all'Università


UNIVERSITà all’Università
Non è cosa di tutti i giorni viaggiare sul “Besanino” accompagnati da un coro in costume brianzolo e dai firlinfeu. E’ quello che è capitato agli studenti e ai pendolari diretti a Milano giovedì 24 ottobre.
L’invito rivolto dal Prof. Pier Andrea Tosetto dell’Università Statale Bicocca di Milano all’Associazione culturale Università del Monte di Brianza di Oggiono, in collaborazione con i gruppi musicali: il coro folk La Campagnola di Olgiate Molgora e i firlinfeu Promessi Sposi di Oggiono, per essere i “docenti” di una lezione agli studenti futuri operatori turistici, aveva messo tutti in agitazione. I giorni precedenti l’evento, fissato proprio giovedì 24 ottobre alle ore 15 presso l’aula 02 dell’edificio U della Bicocca, non passavano mai e i cuori, al pensiero, fibrillavano.
Tema della lezione: “Le tradizioni culturali del passato in Alta Brianza, una ricerca continua delle antiche suggestioni legate non solo ai canti d’amore, di lavoro e di allegria ma anche ai suoni dell’antichissimo
Flauto di Pan, il Firlinfeu, ed ai costumi festivi dei contadini brianzoli intorno ai primi decenni del 1700”.
Ci sentivamo pronti perché non dovevamo improvvisare niente. La “lezione” era già stata collaudata in una delle serate dedicate alla donna brianzola, a maggio, a Oggiono e in una successiva a Olgiate Molgora. La preoccupazione veniva per il luogo, l’Università e soprattutto per il tipo di pubblico, studenti e insegnanti.
Piacerà? Capiranno? Tutta la storia e le canzoni sono espresse in dialetto brianzolo. I dubbi in ogni caso erano superati dall’entusiasmo per quella straordinaria esperienza.
La scelta del treno come mezzo di trasporto e l’utilizzo del costume non è stata casuale: ci incuriosiva la reazione della gente. Eravamo però certi che, se il nostro passato come conoscenza, può servire per il futuro dei giovani e per una crescita turistica del nostro territorio, non si capisce perché in alcune occasioni non si debbano utilizzare tali strategie. Non è una carnevalata.
Osserviamo con che dignità le donne giapponesi nella modernissima Tokio portano il Kimono, senza disdegnare la minigonna, oppure a Monaco di Baviera o nel nostro Tirolo, capita spesso di vedere uomini e donne nel loro caratteristico costume.
Pure noi brianzoli dobbiamo imparare ad essere orgogliosi di mostrare in punnlico la nostra tradizione attraverso il nostro abito.
Il ritrovo era alla stazione ferroviaria di Oggiono alle ore 13, proprio nell’orario dell’uscita degli studenti dall’Istituto Bachelet che, terminate le lezioni, si accalcavano sulla banchina, in attesa del treno che li riportasse a casa.
Immediato lo stupore e la curiosità.
In seguito i sorrisi, belli, aperti, interrogativi e poi una moltitudine di scatti fotografici con i cellulari, con iPod e quant’altro mette a disposizione la tecnologia, immortalavano la “strana” comitiva.
L’arrivo alla stazione di Milano Greco-Pirelli ha avuto lo stesso effetto della partenza da Oggiono.
Naturalmente più gente, molti studenti universitari, un entusiasmo moltiplicato.
L’Università Bicocca è molto vicina alla stazione. Anche qui siamo stati oggetto di centinaia di scatti fotografici.
Ci accorgiamo sempre di più che stiamo passando dall’era della parola a quella dell’immagine.
Certo che questo gruppo di brianzoli vestiti come contadini in un giorno di festa accompagnati da strumenti in canne di bambù, fanno una bella scena passando sotto i palazzoni dei centri direzionali delle grandi aziende di Milano.
Prima di entrare in Bicocca, foto di gruppo: anche noi vogliamo immortalare il momento.
Un bidello, bisognerebbe dire collaboratore scolastico, ci accompagna all’aula dove si terrà la lezione. Per noi che entriamo per la prima volta in Bicocca, l’impressione è quella di un labirinto. Corridoi, aule, zone studio, cortili.
Alcuni studenti stanno studiando. Alzano gli occhi dai libri, sorridono, ci salutano. Altri passano in gruppo. Non c’è indifferenza, notiamo curiosità e cordialità. Quasi tutti mettono mano al cellulare. Alcuni bidelli si fanno fotografare con i firlinfeu.
Arriviamo finalmente all’aula 02.
E’ già piena di studenti e il prof. Tosetto sta tenendo la sua lezione. Ci stanno aspettando. Non appena entriamo scatta l’applauso.
L’aula ha il classico soffitto alto caratteristico dell’architettura post-industriale. Ci dicono che l’acustica è buona.
Il maestro del coro La Campagnola, Valter Sala, è soddisfatto e prepara i due gruppi musicali per l’ingresso.
Viene piazzata una telecamera per filmare l’evento. Alcuni fotografi professionisti si posizionano in fondo all’aula, dietro gli studenti che sono tutti seduti, attenti.
Il prof. Tosetto introduce la lezione, seguito dal Presidente dell’Associazione Università del Monte di Brianza Giandomenico Corti e da una riflessione sulla “Brianzolinità” di Paola Panzeri, poi la lezione-spettacolo vera e propria ha inizio.
Entrano le donne in costume ritmando la musica dei firlinfeu con i propri zoccoli, seguiti dal coro.
La lezione, in effetti è una storia, recitata e cantata. Il tema riguarda la donna: la donna brianzola dal ‘700 agli anni cinquanta del secolo scorso.
Tematica  alquanto complessa, perché non si parla di una donna speciale, di un personaggio famoso, ma  della donna di tutti i giorni. La donna brianzola di cento, duecento anni fa, le nostre nonne, le nostre bisnonne.
La quotidianità della donna l’abbiamo ritrovata soprattutto nei detti, nei proverbi dialettali, spesso tramandati oralmente e sottolineata nei canti che erano l’espressione della festa o della triste condizione nei luoghi di lavoro.
E’ proprio attraverso il loro contenuto, accompagnato dalle note della  musica, fatta con strumenti semplici, naturali  come le canne dei firlinfeu (o fregamuson), che possiamo immaginare situazioni, momenti di vita, di  lavoro e persino l’amore.
I veri interpreti sono stati i tre giovani attori Elena Molatore, Laura Scigliano, Edoardo Marzi e la voce narrante Paola Panzeri. Bravissimi i due gruppi musicali “La Campagnola” di Olgiate Molgora e i Firlinfeu “Promessi Sposi” di Oggiono.
Gli studenti erano attentissimi e molto interessati, anche se talvolta si è dovuto tradurre dal nostro dialetto in italiano.
Alla fine applausi per tutti ed assaggio dei “cavigion” i tipici dolci di Sirone che i giovani di allora usavano regalare alle ragazze con cui si volevano fidanzare.
Dopo alcune domande dei ragazzi in particolare sullo strumento suonato dai firlinfeun la lezione è terminata.
Alle 17 il gruppo era alla stazione di Greco-Pirelli, pronto per il ritorno a Oggiono.
La tensione era completamente svanita lasciando il posto alla soddisfazione per un’esperienza riuscita bene e da mettere nell’album dei ricordi.
Il viaggio di ritorno in treno è stato all’insegna del canto e della musica. I passeggeri, perlopiù studenti e pendolari, dopo un primo momento di incertezza, si sono sciolti, hanno liberato l’imbarazzo, accompagnando i canti con scroscianti applausi. I ragazzi facevano foto, alcuni postavano direttamente le immagini in face book. Tutti, man mano che arrivavano alla loro destinazione, prima di scendere si complimentavano e ringraziavano per quel viaggio musicale fuori dall’ordinario.
Arrivati a Oggiono eravamo tutti felici e soprattutto consapevoli di aver fatto bella figura.
Quel che più conta è che questa esperienza ci ha fatto capire ancora una volta l’importanza della bella e sana collaborazione: infatti quando ci si mette insieme, si lavora insieme, si ottengono buoni risultati e ci si sente persino felici.















La terra fortunata e felice
di Paola Panzeri

 Questa terra felice è  pure denominata Breanza, da ‘bre’ che significa fortunato.
La Brianza, fuori dall’ironia, è terra dai confini non definiti, conchiusa dalla cerchia di monti alle spalle ed aperta alla pianura di fronte, che trapassa, senza strappi, nella non-Brianza, per cui diresti che essa è qui, ma anche là.

Ma è la BRIANZOLINITA’ la forza che  distingue ; quella particolare dimensione umana dei suoi abitatori,  quell’ insieme di caratteri e tratti, che diresti propri di qui, tipici, che, però, a ben guardare, rinvieni anche altrove. Ma non così decisi.
Terra di forti contrasti; terra ricca per taluni versi e povera per altri, dagli uomini laboriosi, riservati e restii ad aprirsi, difficili da comprendere, che sfuggono,, che non si lasciano imbrigliare, a donne estroverse e forti che sanno farsi rispettare.
Terra di fame  antica e di pellagra, a dispetto della laboriosità degli abitanti, della produttività della terra e della giustizia sociale, ad esclusivo vantaggio dell’avidità di pochi.
Terra di migrazione interna, ove a più riprese, sono giunti, ad ondate, Veneti e Meridionali, mossi da una miseria disperata e da disperante speranza.
Terra di migrazione dall’esterno: il retore Agostino – poi Vescovo di Ippona - è stato forse in primo extracomunitario.  La spinta, sempre quella: miseria e speranza.
Terra di cultura  ibrida – parlate ed espressioni idiomatiche locali sostituite da altre: alimentare - la minestra sostituita dalla pastasciutta, la cozzoeula ,dall’agnello, la laciada dal tiramusù - .
Terra, talvolta, di fuga. Parini , Gadda e Segantini ad esempio, per quanto fughe diverse.
Terra di agricoltura, ove il contadino accarezzava i propri campi, pettinava i propri prati e ramazzava i boschi,
Terra di industria, ove si esprime la intraprendenza e la laboriosità del Brianzolo,
Terra di uomini sodi e pratici, non inclini a sognare per sognare, ma a sognare per dare concretezza a pratici sogni.  Tanto belli da giovani, nella realizzazione pratica dei loro sogni, sfioriscono ed invecchiano precocemente.
Terra di donne, che, oggi, non hanno nostalgia alcuna della sperada d’un tempo, esorcizzano gli zoccoli con i tacchi e l’odore dello stallatico con il profumo alla moda. La sutana con la minigonna,
Terra di bambini di nome  Amed, Besmir, Ciro, Carlo, …,  tutti gioiosi, anzi, li diresti felici, nuovi Brianzoli di una Brianza  nuova, che è già qui.
Si augura che ciascuno e tutti ,sappiano armonizzare il sentimento di nostalgia per un passato più o meno recente, con il sentimento di speranza per un futuro certamente altro, magari migliore.
ECCO, CIO’ A CUI ASSISTERETE, E’ UNA STORIA VERA CHE VORREBBE ESSERE ANCORA RACCONTATA…. E da voi, ragazzi di oggi, da voi uomini e donne di domani.

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