Corso di DEGUSTAZIONE VINO 2010


Si aprono le iscrizioni per nuovo Corso di DEGUSTAZIONE VINO in Libreria.

Il corso sarà tenuto come i precedenti dal sommelier dott. LUIGI SALA con ETTORE VIGANO’

L’obiettivo di questo corso di degustazione, non è quello di creare un degustatore professionista, ma quello di passare qualche ora in compagnia, apprendendo l’uso degli strumenti per godersi meglio un calice di vino. Alla fine del corso sicuramente avremo migliorato la nostra capacità critica, per capire se un vino è buono o meno buono, per renderlo l’adeguato completamento alla tavola e alla compagnia.

I vini saranno valutati personalmente, utilizzando tutti i parametri di cui madre natura ci ha dotato: l’esame visivo, l’esame olfattivo e l’esame gustativo.

· Il corso si svolgerà in Libreria

· Gli incontri saranno 5:

1 - GIOVEDI 4 MARZO 2010 ore 20:30

2 - GIOVEDI 11 MARZO ore 20:30

3 - GIOVEDI 18 MARZO ore 20:30

4 - GIOVEDI 25 MARZO ore 20:30

5 - GIOVEDI 8 APRILE ore 20:30

· Ogni incontro avrà una durata di circa 2 ore con una parte teorica e la degustazione di almeno 3 vini

· Il costo è di 80 euro e comprende anche 6 bicchieri personali per la degustazione e il libro tecnico “CONOSCERE IL VINO” di SALA/VIGANO’ (versione CD rom)

GENNAIO 2010 - Espone Federica MILIZIA


GIORGIO GABER - Qualcuno era comunista


In vista dell'incontro con Don Guido Zagheni, credo sia interessante riportare questo monologo di Giorgio Gaber

Qualcuno era comunista

di Gaber – Luporini

1991 © Edizioni Curci Srl - Milano

Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire... non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.
La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo, non ho ammazzato nessuno, figuriamoci!... Qualche atto impuro ma è normale no?
Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe... non vado neanche a caccia!
Uh? Ah, voi parlavate di prima! Ah... ma prima... ma prima mi sono comportato come tutti.
Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora, un po’ più… sì, jeans, maglione, l’eskimo. Perché? Non va bene? Era comodo.
Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Devo parlar più forte? Sì, “Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”, però in coro eh!
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visti anch’io gli Inti Illimani... però non ho pianto!
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia…
Manifesti? Non mi pare... Forse uno, piccolo proprio... Che Ghevara. Ma che cos’è, un processo questo qui?
No, no, no, io quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh insomma, una volta ma… un pugnettino, rapido proprio…
Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Volete sapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte, ohhh!
Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

Don GUIDO ZAGHENI - Venerdì 5 Febbraio 2010


Cari amici di LiberaMente, ritornano le iniziative di RIFLETTERE PER PARTECIPARE in collaborazione con il GRUPPO AMBIENTE e PARTECIPAZIONE di OGGIONO

VENERDI 5 Febbraio alle ore 21:00
presso la Sala Convegni della Banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza
Via Lazzaretto, 15 OGGIONO (LC)

Incontro con lo scrittore don GUIDO ZAGHENI
“Il Pci e gli Italiani: perché gli Italiani hanno creduto al Pci e molti cattolici lo hanno seguito?”

Guido Zagheni, sacerdote, laureato in Storia della Chiesa e docente di Storia della Chiesa dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano è autore di molti libri.

Questo testo conclude una lunga ricerca la cui idea era:”Capire il XX secolo, per capire il presente”. Iniziata con la pubblicazione nel 2002 di “Nazifascismo e Questione Ebraica” (Trezzi editire); nel 2006 di “La croce e il Fascio. I cattolici italiani e la dittatura” (San Paolo); e nel 2009, dello studio sul “PCI e gli italiani” (Trezzi editore).



L’ultimo lavoro, tema della serata, apre a tre interrogativi di fondo:



Che cosa era realmente il comunismo?

Il Pci era vero comunismo?

Se era vero comunismo perché gli Italiani e molti cattolici lo hanno seguito?



Attraverso un’attenta documentazione vengono cercate alcune risposte che si focalizzano sul mutamento del rapporto tra Chiesa e Società Italiana, un rapporto che si è raffreddato sino a giungere quasi all’estraneità.

Quanto – si chiede l’autore – la presenza dell’ideologia comunista e l’azione del Partito che la incarnava, hanno contribuito ad allargare questa distanza e quanta responsabilità della Chiesa e del mondo cattolico?

Questa distanza è una porta nuova aperta sul futuro o mostra una società chiusa sulla china di una barbarie senza ritorno?